Stamane è arrivata con tanto di fanfara trionfalistica e tweet dei membri del Governo Nazionale, la notizia della decretazione dello stato di emergenza delle strade siciliane.
Sono stati stanziati 30 milioni di Euro per la bretella che dovrebbe “temporaneamente” bypassare il viadotto inclinato e altri 27 milioni di Euro per emergenze minori.
Ai tanti toni trionfalistici fa da contraltare la critica del deputato SEL Erasmo Palazzotto che sostiene che le cifre stanziate siano una goccia rispetto al mare dei bisogni della Sicilia, ma quel che risalta è che l’elenco delle emergenze minori sia targato quasi esclusivamente “Madonie”.
Capacità della politica, capacità di fare lobby e di perorare le proprie cause. Le strade delle Madonie, così come le nostre, hanno bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria, alcuni tratti, come la Petralia Piano Battaglia, presentano i viadotti talmente malridotti da avere i giunti scoperti e capaci di spaccare gli pneumatici di decine di auto. La strada che dallo svincolo Irosa dovrebbe andare verso Castellana è uno sfregio all’umana razionalità, viadotti costruiti e mai uniti tra di loro e poi, nessun vero collegamento tra la parte destra del bacino del Salso e quella sinistra, oggi andare da Valledolmo a Petralia (considerato che molte contrade di quell’area appartengono a comuni madoniti) è un viaggio della speranza.
Di contro non vi è menzione dell’area ennese e nicosiana.
Nulla sulla SS 290, distrutta da una frana immane in contrada Gaspa Bastione (Villarosa) e chiusa da anni verso Alimena, nulla sulla direttrice Ponte Cinque Archi-Villarosa-Villapriolo-Villadoro, un’arteria di fondamentale importanza non solo per i piccoli centri ad oggi praticamente isolati ma anche per il nicosiano che non ha più alcun collegamento con la A19.
Nulla, ancora, per la direttrice Enna-Nicosia, dimenticata e oggi limitata alle pochissime azioni che può mettere in campo l’ex provincia.
E la politica ennese? Dove sta, dove dorme?
Mentre l’uomo politico di maggior spicco degli ultimi venti anni è occupato a fare la sua campagna elettorale per la sindacatura della città, (o come qualcuno dice della ex città), il territorio rischia di essere cancellato definitivamente da ogni intervento istituzionale. Non intervenire su questi assi equivale a sancire definitivamente la scomparsa di qualsivoglia idea di unicità territoriale. Le spinte centrifughe verranno ulteriormente rafforzate dalla letterale impossibilità di mantenere vive le connessioni tra i diversi centri.
Questi temi devono divenire il fulcro della politica territoriale dei prossimi anni, sono il cuore della futuribilità ennese, altrimenti il futuro sarà l’isolamento totale.
Giuseppe Maria Amato
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Stato d’emergenza strade. E la politica ennese? Dove sta, dove dorme?
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